Spot reduction

Le zone più grasse sono anche quelle più fredde; questo è dovuto al fatto che in quelle zone c’è una minor circolazione.

La scienza insegna che il flusso sanguigno è fondamentale per l’estrazione del grasso

Durante le mie recenti ricerche sulla spot reduction mi sono imbattuto in un articolo del dr. Lonnie Lowery. In questo articolo, datato 2 gennaio 2011, il medico statunitense spiega le ragioni scientifiche e le applicazioni pratiche per ottenere un dimagrimento localizzato e pone una particolare enfasi sulla circolazione sanguigna e relativa temperatura corporea delle zone incriminate.

Infatti, se noi tocchiamo la parte più grassa del nostro corpo e se usiamo una lastra termografica in grado di visualizzare, tramite la differenza di colore, la temperatura corporea, ci accorgiamo che le zone più grasse sono anche quelle più fredde; questo è dovuto al fatto che in quelle zone c’è una minor circolazione.

La scienza insegna che il flusso sanguigno è fondamentale per l’estrazione del grasso (Frayne 1998,1999).

Un flusso sanguigno scarso in certe zone del corpo corrisponde a una scarsa diminuzione del grasso in quelle zone.

Come sottolinea il ricercatore K. Frayne (Atti della Società di Nutrizione): “Ci sono prove del fatto che il flusso sanguigno nel tessuto adiposo non cresca a sufficienza per permettere la distribuzione di tutti gli acidi grassi rilasciati nella circolazione sistemica.”

Grazie a tecniche come la microdialisi potete realmente vedere questo processo.

La microdialisi consiste nell’inserimento di microtubicini all’interno delle zone grasse sottocutanee, come la parte bassa della pancia, per misurare i prodotti dell’abbattimento del grasso, come il glicerolo e gli acidi grassi, nel fluido interstiziale.

Con l’aumentare del flusso sanguigno in quella zona (purché l’ambiente ormonale sia regolare) aumenterà anche la perdita di grasso localizzato.

Secondo uno studio effettuato abbastanza recentemente, il flusso sanguigno e la lipolisi sono normalmente più alti nel tessuto adiposo sottocutaneo adiacente al muscolo contratto (Stallknecht, 2007).

In conclusione, una sessione acuta di esercizi può indurre la lipolisi localizzata e l’aumento del flusso sanguigno nel tessuto adiposo adiacente al muscolo scheletrico contratto.

Secondo un altro studio ci sono variazioni regionali ben documentate nella lipolisi: “L’addominale sottocutaneo ha un turnover intermedio e i depositi gluteo-femorali presentano un turnover relativamente lento”.

Però esiste la possibilità tramite un allenamento localizzato di avere un impatto sulle zone ostinate.

Il metodo

Secondo Lowery, l’allenamento cardio a digiuno è il momento ideale per ottenere un dimagrimento localizzato.

Come nota uno studio di Oxford: “Nel tessuto adiposo il flusso di acidi grassi attraverso una membrana cellulare è bidirezionale.

Va verso l’esterno durante la netta mobilizzazione di grasso, come il digiuno e l’esercizio, mentre va verso l’interno durante il periodo postprandiale (appena dopo aver mangiato)” (Frayne, 1998).

Un’altra ricerca effettuata da Moro e coli. (Obesità, Silver Spring, 2007) conclude: “La mobilizzazione dei lipidi si basa meno sulla stimolazione dipendente dalle catecolamine (p. es. adrenalina) dei recettori beta-adrenergici che non sulla diminuzione dell’insulina nel plasma.”

Altri hanno sottolineato che i carboidrati pre-allenamento e l’insulina senz’altro inibiscono l’abbattimento di grassi o il “bruciare” grassi fino a un certo punto durante un allenamento ottimale a passo moderato (Lowery, 2004; Turcotte, 1999).

Il tempismo è fondamentale.

Perciò, quando si è in uno stato ormonale che contribuisce all’abbattimento dei grassi, come dopo un digiuno, quello è il momento di allenare i muscoli adiacenti al punto critico.

Un altro presupposto fondamentale è quello di tenere calda la zona di accumulo di grasso, perché l’effetto di riscaldamento e il relativo aumento del flusso sanguigno favoriscono la lipolisi localizzata.

Questo effetto si può ottenere con l’utilizzo di cinture o fasce in neoprene che, però, non devono essere troppo aderenti e strette altrimenti potrebbero esercitare un effetto vasocostrittore riducendo la circolazione sanguigna.

Sinceramente mi ha fatto piacere trovare nell’articolo di Lowery del 2011 molti riscontri riguardo agli stessi concetti che avevo sostenuto già nel 1997.

Inoltre ho trovato alcuni spunti interessanti.

Se avevo già dato molta importanza al fattore circolatorio, meno avevo considerato la sinergia dell’effetto termico.

A non farmi prendere in considerazione questo fattore erano state le valutazioni sull’effetto termogenico della combustione dei grassi finalizzata alla produzione di calore.

Ovverosia, se la temperatura ambientale è più bassa, c’è una maggior produzione di calore da parte del corpo per mantenere la temperatura e questa produzione di calore avviene ad opera della combustione dei grassi a livello mitocondriale.

Bruciamo più grassi correndo nudi in mezzo alla neve (ed è anche più facile prendere una polmonite) piuttosto che ricoperti da giacche a vento e indumenti in neoprene.

Per questa ragione non mi aveva mai particolarmente convinto l’uso delle cosiddette pancere dimagranti, a mio parere responsabili soprattutto di una perdita maggiore di acqua tramite la sudorazione, facilmente poi recuperata.

In realtà, successivamente, ho cominciato a rivedere le mie opinioni in merito, in seguito ad alcune esperienze personali.

Nei primi anni 2000 sono stato contattato da un amico che aveva aperto un centro estetico e di dimagrimento basato sull’utilizzo di apparecchiature che operavano tramite una tecnologia che abbinava l’esercizio fisico all’applicazione di raggi infrarossi.

In pratica si trattava di eseguire degli esercizi con la cyclette all’interno di un macchinario che irradiava raggi infrarossi. In quel contesto il mio compito era quello di eseguire una visita abilitante all’utilizzo di tale tecnologia, di consigliare un piano nutrizionale adeguato per potenziare il risultato drenante e, successivamente, di eseguire la visita di controllo tramite le verifiche delle pliche sottocutanee.

Ebbene, devo dire che notai un evidente risultato di dimagrimento localizzato nelle aree sottoposte a questo tipo di trattamento.

La tecnica a raggi infrarossi è una termoterapia esogena, in quanto il calore che si sviluppa e che il nostro organismo assorbe è un calore superficiale che penetra di poco la cute e il tessuto muscolare.

I trattamenti localizzati con strumentazione a R.I. posizionati a contatto delle zone dove sono presenti gli accumuli adiposi agiscono aumentando la vascolarizzazione e il metabolismo degli adipociti, favorendo il rilascio dei grassi nel sangue.

Il sistema dimagrante a raggi infrarossi unisce all’attività aerobica l’azione microvascolocinetica.

La luce infrarossa, date le sue caratteristiche biostimolanti, ottimizza il metabolismo delle cellule rendendo la membrana cellulare molto più reattiva. Le proprietà dei raggi infrarossi erano già note in campo terapeutico e nella riabilitazione.

Le cellule e gli organi esposti all’effetto riscaldante degli infrarossi vengono attivate e, grazie alla vasodilatazione dei capillari, vengono irrorate di sangue.

Si ottiene un miglioramento degli scambi cellulari, oltre che il rilascio dei grassi, favoriti da una rapida eliminazione delle scorie metaboliche con effetto disintossicante.

A questo punto è quindi logico ritenere che l’effetto microvascolare cinetico causato dall’effetto termico favorisce la lipolisi in misura maggiore della termogenesi indotta dalla bassa temperatura.

Come conciliare questo con la scienza? Ebbene, ciò è legato al fatto che il dimagrimento localizzato esiste così come esiste il deposito di grasso localizzato.

La spiegazione è la seguente: innanzitutto occorre chiarire che esistono diverse aree in cui il grasso viene accumulato, ovvero quella viscerale, quella ematica (trigliceridi ematici), quella muscolare (trigliceridi in prossimità dei mitocondri dei muscoli) e quella sottocutanea.

Il metabolismo basale (ovvero il dispendio di energia di un individuo in stato di riposo) consuma per la maggior parte grassi (60-80%), mentre se il corpo è in movimento sono anche altre le fonti energetiche che vengono chiamate all’appello.

La produzione di energia a partire dai grassi avviene esclusivamente tramite il meccanismo aerobico.

Se il nostro corpo bruciasse solo grassi inizierebbe a prendere quelli in prossimità dei mitocondri, quindi il primo grasso metabolizzato risulta essere quello muscolare.

E di quale muscolo in particolare? Esattamente del muscolo che lavora; pertanto, a questo punto è già chiaro che il dimagrimento localizzato, anche se internamente, esiste.

Ma non è finita qui.

Le riserve nell’area muscolare a un certo punto si esauriscono e quindi la seconda fonte da cui trarre energia sarà quella ematica, perché il nutrimento alla cellula giunge proprio grazie al sangue.

Il grasso sottocutaneo e quello viscerale saranno gli ultimi ad essere usati; dapprima liberati dagli adipociti, verranno poi trasportati nel sangue e infine bruciati nei mitocondri.

Ecco perché non è sufficiente immergersi in una vasca di acqua fredda per perdere grasso sottocutaneo: in condizioni di freddo avviene una vasocostrizione dei vasi sanguigni che riforniscono la cute e i tessuti sottostanti, la quale limita la lipolisi.

Il corpo evita di bruciare il grasso sottocutaneo perché lo isola dal freddo e utilizza invece altre fonti energetiche.

Nella medesima maniera, nel momento in cui si effettua attività fisica, le aree che in maggior misura contribuiscono alla scissione dei trigliceridi sono le parti più irrorate di sangue in quanto sono quelle che permettono un maggior trasporto degli acidi grassi.

Infatti, se osserviamo il fisico dei nuotatori e pallanuotisti notiamo che generalmente sono meno asciutti rispetto ai corridori o ai calciatori.

Tutto ciò è dovuto anche al fatto che un meccanismo di controllo a livello ipotalamico che regola i centri della temperatura corporea, registrando la temperatura dell’acqua più fredda rispetto alla temperatura corporea, orienta l’organismo a trattenere più grasso corporeo sottocute per avere un maggior isolamento termico.

Ricordate lo studio dove tre gruppi di persone avevano eseguito tre diversi tipi di allenamento che comportavano lo stesso dispendio energetico (corsa, bicicletta, nuoto) riportando tre diversi livelli di dimagrimento? Il gruppo che aveva corso era quello dimagrito di più, quello del nuoto era dimagrito di meno.

Probabilmente l’effetto di raffreddamento prodotto dalla ventilazione in bicicletta e dal contatto con l’acqua avevano rallentato i processi lipolitici.

L’ACCADEMIA DEL FITNESS-WELLNESS-ANTIAGING – aprile 2014