E’ risaputo che quando una persona si mette a dieta perde il grasso più rapidamente nelle zone dove è già più magra. Per esempio, una donna con poco seno che vuole dimagrire perché ha i fianchi larghi, se si mette a seguire una dieta ipocalorica perderà ulteriormente misure nel seno e viceversa quasi niente nei fianchi. Così pure un uomo che si mette a dieta per “tirare fuori” gli addominali diminuirà sì il suo giro vita, ma le “maniglie dell’amore” e quel grasso che nasconde gli addominali tenderanno a resistere. Questo è dovuto al fatto che buona parte della perdita di grasso è a discapito del grasso intraddominale viscerale e non di quello sottocutaneo che “copre” gli addominali. Se tutto il grasso venisse dalla regione sottocutanea, i nostri addominali salterebbero fuori in poche settimane, e normalmente si cerca di ottenere questo risultato incrementando il lavoro in palestra sulla zona. Come già detto non ci sono spiegazioni fisiologiche di come si possa bruciare di più il grasso adiacente al muscolo. Dal punto di vista fisiologico riesce difficile capire come il muscolo potrebbe utilizzare il grasso adiacente in quanto non ha “tentacoli” che invadono il grasso e non produce sostanze che distruggono il grasso. Inoltre come si può distinguere il grasso viscerale da quello sottocutaneo; come può l’allenamento del muscolo orientare la lipolisi verso quest’ultimo?

L’energia del muscolo proviene da due fonti: 1) dal glicogeno e dai trigliceridi depositati nelle cellule muscolari, che sono poi trasformati in ATP; 2) il sangue, che apporta glucosio che deriva dalla nutrizione e acidi grassi che derivano anch’essi dalla nutrizione o dalla lipolisi del tessuto adiposo. Il grasso è normalmente depositato sotto forma di trigliceridi nelle cellule adipose. Per svuotare questi adipociti si deve indurre un processo chiamato lipolisi. Quando si fa una dieta ipocalorica si stimolano due differenti processi: 1) la lipolisi del tessuto adiposo che fa sì che il grasso sotto forma di acidi grassi passi dalle cellule adipose nel sangue; 2) lo stimolo della B-ossidazione dei grassi, cioè quel processo tramite il quale gli acidi grassi trasportati nel sangue e captati da cellule come quelle muscolari vengono bruciati per produrre energia. Se noi riuscissimo ad indurre una lipolisi in una specifica zona, la “spot reduction” sarebbe alla nostra portata.

La lipolisi è fondamentalmente stimolata da due ormoni: l’adrenalina e la noradrenalina, che agiscono su degli specifici recettori che sono distinti in Recettori Alpha-adrenergici e Recettori Beta-adrenergici. Quelli che interessano per il tessuto adiposo sono gli Alpha-2-adrenergici ed i b1, b2 e b3 adrenergici. Gli ormoni adrenalina e noradrenalina circolano nel sangue ed esplicano la loro azione che può essere varia a seconda dei recettori ai quali si legano. Il tessuto adiposo presenta sia i recettori a che quelli b. Quando si legano ai Beta recettori stimolano la lipolisi, invece quando si legano agli Alpha la inibiscono.

Nell’uomo il tessuto adiposo nella regione addominale ha in proporzione una minor percentuale di recettori Beta adrenergici e maggiore di Alpha, invece nella donna sono maggiormente presenti i Beta nella regione addominale e gli Alpha nella zona dei glutei e delle cosce.

Questa distribuzione è sotto l’influenza degli ormoni sessuali: il testosterone e gli estrogeni. Quindi, nonostante ci sia una maggiore concentrazione nel sangue di adrenalina e noradrenalina, prodotte dalle surrenali, durante la dieta ipocalorica, e nonostante noi possiamo aumentare la produzione locale e il suo rilascio direttamente dal nervo, dato che queste sostanze fungono da neurotrasmettitori durante la contrazione muscolare, se noi abbiamo una grande concentrazione di a-2 recettori e una scarsa concentrazione di b-recettori, l’effetto lipolitico sarà comunque scarso.

Noi possiamo in parte migliorare la situazione usando delle sostanze che stimolino direttamente i recettori b (clembuterolo, efedrina, caffeina) e altre che inibiscono il recettore a-2 (yoimbina) in maniera che tutti gli effetti delle sostanze b-adrenergici si riversino su b recettori lipolitici, ma se questi recettori sono scarsi l’effetto comunque sarà scarso e quindi bisogna ricorrere ad un altro meccanismo.

Il grasso contenuto negli adipociti non è stabile ma è in continuo rinnovamento, diciamo che viene completamente rinnovato ogni tre settimane e, in condizioni di dieta normocalorica, tanto grasso viene sciolto e tanto ne viene risintetizzato, ovverosia tanto grasso esce dalla cellula adiposa e tanto ne rientra e questo meccanismo di rinnovamento avviene anche quando c’è un deficit calorico, solo che i bilanci di entrata sono inferiori a quelli di uscita.

Se noi riuscissimo ulteriormente a bloccare l’ingresso dei grassi all’interno della cellula adiposa in specifiche zone riusciremmo ad avere un maggiore effetto di dimagrimento localizzato.

Abbiamo già visto come il fattore più importante per la distribuzione di grasso corporeo siano gli ormoni: il testosterone fa accumulare nel giro vita e gli estrogeni nella parte inferiore del corpo, ma esiste anche un 2° fattore molto importante.

Avete certamente notato come anche persone realmente sovrappeso abbiano comunque una scarsa percentuale di grasso negli avambracci e lo stesso si può dire per i polpacci, a meno che non ci siano dei problemi di scarsa circolazione. In linea generale gli avambracci e i polpacci sono le parti più magre e sono anche quelle che sono in continuo movimento; in queste parti c’è una continua stimolazione muscolare che aumenta il flusso locale del sangue. In altre parole, datemi una persona che ha problemi di circolazione nella parte inferiore del corpo, incluso i polpacci, e vi farò vedere una persona con un accumulo di grasso nella parte inferiore del corpo compresi i polpacci e che resiste a ogni tipo di dieta. Questo scenario si vede abbastanza spesso nelle donne. C’è una diretta correlazione tra la quantità di sangue che arriva in una zona e la quantità di grasso in quella zona. Maggiore è il flusso del sangue, minore è l’accumulo di grasso e viceversa. Questo è reso possibile dal fatto che l’aumento del flusso sanguigno diminuisce la esterificazione degli acidi grassi che è alla base del processo di rinnovamento del tessuto adiposo che porta gli acidi grassi all’interno della cellula adiposa.

Ogni qualvolta il flusso di sangue è ridotto, nuovi acidi grassi possono entrare più facilmente nella cellula adiposa. Così se si potesse incrementare in maniera permanente il flusso del sangue in una determinata zona, si potrebbe squilibrare il rinnovamento degli acidi grassi riducendone il normale rimpiazzo nella cellula adiposa.

Per ottenere questo effetto non è sufficiente aumentare il flusso del sangue anche di molto ma saltuariamente, ma bisogna farlo in maniera quasi permanente. Molte persone che cercano un dimagrimento localizzato allenano quelle zone da tre a sei volte alla settimana con un notevole volume di lavoro. Questo va bene e aumenta senz’altro la circolazione, ma per un periodo limitato; è meglio piuttosto attaccare quella zona più volte al giorno, se si vuole vedere un notevole dimagrimento localizzato, almeno tre volte per un minimo di 15’ in maniera da stimolare il flusso sanguigno in quella zona in maniera quasi permanente.

Il rischio di una strategia simile è di cadere in superallenamento sia per un carico di lavoro eccessivo sia per l’elevato impegno psicologico. Inoltre il muscolo sollecitato così frequentemente può non recuperare ed andare incontro a catabolismo, condizione che non facilita poi la perdita di grasso e l’aspetto tonico di quella parte. Di conseguenza la strategia migliore per un dimagrimento localizzato è una combinazione di interventi mirati a migliorare il flusso sanguigno in quella zona in maniera attiva ma anche passiva.

Utile è quindi l’utilizzo di apparecchi elettrostimolatori, massaggi manuali, idromassaggi, e di creme e integratori che abbiano un effetto drenante e benefico sulla circolazione (equiseto, betulla, Ginko Biloba, flavonoidi, niacina). La cellulite o “pannicolopatia localizzata” è causata in realtà da una microangiopatia con stasi capillaro-venulare, cioè una malattia della microcircolazione con mal distribuzione del flusso sanguigno. Il problema è quando questa patologia si trova in uno stadio avanzato (IV stadio), in cui la calcificazione del tessuto adiposo (liposclerosi) e la formazione di travate connettivali con formazione di macronoduli tende ancora di più ad escludere il tessuto adiposo della zona dal flusso circolatorio, con tutte le conseguenze che ne derivano viste prima (i grassi entrano più facilmente nelle cellule adipose) e creando un minor arrivo di ormoni lipolitici.

Quindi la battaglia contro il grasso localizzato e la cellulite non è una battaglia persa in partenza soprattutto se si inizia la battaglia presto e con tutte le armi a nostra disposizione.

Dottor Massimo Spattini