La tiroide è una ghiandola che secerne ormoni e svolge un ruolo fondamentale nella regolazione di molti processi corporei. Mantenere la funzione ottimale della tiroide e livelli equilibrati dei suoi principali ormoni, la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4), è vitale per la salute generale.
Purtroppo, sempre più frequentemente fra gli adulti si notano disfunzioni degli ormoni tiroidei con conseguente tiroidite e ipotiroidismo, anche subclinico. Inoltre, ovviamente, invecchiando anche la tiroide, questa performa meno efficacemente.
La condizione autoimmune nota come tiroidite di Hashimoto è il tipo più comune di ipotiroidismo, che colpisce l’1-2% delle persone negli Stati Uniti. In questo disturbo, una risposta immunitaria disregolata compromette la produzione di ormoni tiroidei.
La medicina convenzionale, sintomocentrica e quindi farmacocentrica, tratta una tiroide ipofunzionante consigliando la levotiroxina (sintetica).
Ma siamo inesorabilmente tutti condannati ad assumere sempre più farmaci in questa escalation di disfunzioni ormonali?
Ebbene, in realtà l’approccio della Medicina Funzionale può aiutare a ripristinare l’equilibrio degli ormoni tiroidei e promuovere la salute della tiroide in modo più naturale e consono all’evoluzione umana.
Comprendere innanzitutto i fattori che possono essere alla base di uno squilibrio tiroideo è un punto di partenza basilare per poter essere parte attiva in un rapporto paziente/medico ed intervenire fattivamente sulla propria salute.
Per esempio, tra i vari fattori che possono influire negativamente sulla salute della tiroide, gli interferenti endocrini possono avere un impatto potenzialmente maggiore sulla funzione di questa ghiandola.
Ecco che tutte le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, che si trovano spesso negli alimenti, negli imballaggi alimentari, nell’acqua e nei prodotti per la cura della persona, come il bisfenolo A (BPA), ftalati e composti ritardanti di fiamma, inclusi i policlorobifenili (PCB), possono interferire con il funzionamento della ghiandola tiroidea e il trasporto dell’ormone tiroideo attraverso meccanismi multipli.
Specifici sul BPA, studi in vitro e in vivo riportano che l’antagonismo con i recettori tiroidei, influenzando l’espressione genica a livello tiroideo e ipofisario e condizionando negativamente la globulina legante la tiroxina (TBG) sono tra i meccanismi che portano alla disfunzione tiroidea.
Studi osservazionali hanno anche notato una maggiore prevalenza di malattie autoimmuni della tiroide nelle persone che vivono in aree inquinate (aria, terreni, fonti d’acqua), vicino a impianti petrolchimici e in aree contaminate da pesticidi organoclorati o PCB.
Altri fattori che possono influire sull’equilibrio dell’ormone tiroideo includono lo stress e l’infiammazione cronica.
Sebbene i meccanismi non siano stati completamente identificati, stati alterati di stress ossidativo e infiammazione, ad esempio, caratterizzano la progressione dell’ipotiroidismo subclinico, che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, compresa l’ipertensione.
Specifica di cambiamenti dell’ormone tiroideo è la situazione riconducibile a stress psicologico, che aumenta l’ormone cortisolo che, se in cronico, disregola a cascata sia gli ormoni tiroidei, che gli ormoni sessuali.
In questo caso è opportuno utilizzare integratori in grado di modulare il cortisolo, quali fosfatidilserina, teanina e Rhodiola rosea.
Dicevamo quindi che alcune strategie di Medicina Funzionale possono aiutare nei problemi tiroidei utilizzando trattamenti dietetici e di stile di vita a basso rischio che possono migliorare la funzione tiroidea andando alla radice del problema (rammentiamo che il farmaco sopprime il sintomo, ma la causa permane).
Affrontare perciò le esposizioni tossiche, l’infiammazione sistemica e lo stress cronico sono tutti approcci per migliorare la salute della tiroide.
Interventi personalizzati sullo specifico fenotipo, come quelli propugnati dalla metodologia Dieta COM, con l’utilizzo di diete antinfiammatorie, attività fisica mirata, nutrienti specifici e ottimizzazione della salute dell’intestino e del fegato sono protocolli fondamentali per ripristinare l’equilibrio degli ormoni tiroidei.
Un’assunzione e una disponibilità adeguate di micronutrienti come lo iodio e il ferro sono fondamentali per la sintesi dell’ormone tiroideo, mentre il selenio e lo zinco sono necessari per la conversione di T4 in T3, che si svolge principalmente nel fegato, ma anche in altri organi come l’intestino e intracellularmente.
Inoltre, un buon integratore di qualità che contempli forskolina, garcinia cambogia e guggulsteroni può essere una strategia vincente per il biotipo ipermisto che, col tempo, tende ad un rallentamento della ghiandola tiroidea con accumulo di grasso in tutto il corpo.
Un eccesso di estrogeni nella donna aumenta la globulina legante la tiroxina ed inoltre sovraccaricando il fegato, deputato alla loro metabolizzazione, riduce la sua capacità di conversione del T4 in T3. L’asse tiroideo-fegato è un’altra via dell’impatto a livello sistemico della salute della tiroide.
In questa complessa relazione, il fegato svolge un ruolo importante nell’attivazione, nel trasporto e nel metabolismo dell’ormone tiroideo, e gli ormoni tiroidei hanno un impatto sull’attività degli epatociti e sul metabolismo epatico.
Pertanto, uno squilibrio negli ormoni tiroidei può di conseguenza influenzare la struttura e la funzione epatica. In condizioni di iperestrogenismo può essere utile quindi un integratore che moduli gli estrogeni a base di agnocasto e estratto di melograno e che supporti il fegato con il cardo mariano e l’acetilcisteina (precursore del glutatione).
La ricerca continua a rivelare la complessità dell’interazione ormonale della tiroide con altri processi biologici.
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Fonte: ifm.org